Arrivati a Gemona attraverso la statale Pontebbana si supera l’abitato, compreso Ospedaletto. Poco dopo quest’ultima frazione si affronta una leggera salita, poco dopo sulla destra si apre un letto di un torrente ghiaioso e in parallelo alla statale si scorge un vecchio ponte. Mettiamo la freccia a destra e ci infiliamo del piazzale di terra battuta. Proseguiamo per circa 2 km nello sterrato, facendo attenzione ai sassi, sino giungere sul limitare di un ghiaione più grosso e davanti a noi l’inizio del bosco. Qui si può parcheggiare.
Escursione
Iniziamo seguendo il tracciato (CAI 708) che si infila all’interno del bosco. La traccia è molto ben delimitata e sulla destra segue il corso del Rio Pozzolons. Completati circa 500 metri ci troveremo di fronte ad una tabella informativa sulla fauna locale. Proseguiamo sul tracciato che si inerpica accanto ad essa. Dopo qualche centinaio di metri sulla sinistra dovremo incontrare una sorgente d’acqua che spunta da un manufatto in cemento segno d’altri tempi. Dopo qualche tornante ci troveremo ad uno scarico ghiaia che proviene dalla sinistra e dinnanzi a noi ben visibile un enorme manufatto in cemento, una sorta di diga contenitiva per il materiale di deriva.
Qui a seconda della situazione che troverete (con le piogge la morfologia del terreno cambia radicalmente) dovrete cercare di sorpassare il citato manufatto. In linea di massima consigliamo di attraversare il rio Pozzolons e cercare di superare sulla destra la parte in cemento.
Sorpassato “l’enorme scalino” la traccia dovrebbe farsi vedere più visibile sino ad entrare nuovamente nella vegetazione. In alcuni tratti si potrà anche vedere della recente manutenzione con scalini rinforzati da pali di legno. Qui la salita si fa decisamente più secca. Ora ci dovremo trovare in mezzo ad una sorta di “isola” boschiva in mezzo a due ghiaioni. Proseguiamo sino alla fine quando ci troveremo in un canalone di ghiaia con una “muraglia” di roccia friabile alla nostra destra.
Nella mia uscita ho avuto l’occasione di incontrare un camoscio che ha tentato di scaricarmi addosso non poco materiale di deriva dall’alto della “muraglia”, per poi fare capolino a curiosare il suo operato. Fortunatamente ho potuto fotografarlo in tutto lo splendore. Più che un camoscio sembrava un lupo sulla rupe.
Siamo quasi in vista della Forca di Ledis, una serie di tornanti ripidi e potremo raggiungere questa piccola meta. Per il ritorno si rifà il percorso all’incontrario.
Il tracciato si presta per “fare gambe” agli inizi di primavera, non è una meta prestigiosa ma l’aspetto degli stavoli bianchi di Venzone offre davvero delle viste interessanti.