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Val di Senons

Casera Senons (foto di Roberto Pagurut)

Indicazioni stradali e parcheggio.

Dall’abitato di Barcis, si attraversano gli abitati di Cellino di sotto e di sopra percorrendo la Strada Regionale 451, si raggiunge l’abitato di Claut. Si prosegue sino al limitare del paese di Claut, nella strada Provinciale 5 – Via Pinedo. Non appena si attraversa il ponte sul Torrente Settimana dovremo imboccare la strada a sinistra, dove anche un cartello del Parco delle Dolomiti ci indica che stiamo imboccando la strada giusta. Dopo neanche 50 metri ad un quadrivio vedremo le indicazioni stradali “Rifugio Pussa” “Val Settimana“. Si imbocca la stretta stradina asfaltata che manterremo per oltre 10 km sino ad arrivare ad un enorme parcheggio in strada sterrata, ai piedi della Casera e Rifugio Pussa.

Escursione.

L’escursione parte dalle pendici della Casera Pussa. Si imbocca con decisione la carrareccia che poi è il sentiero CAI 393 e in breve ci si infila nel bosco, dove solo a brevi tratti, per lo più in corrispondenza di qualche scolo torrente, lascia intravedere il panorama circostante. Il tracciato è molto ampio e d’estate è utilizzato dai malgari di Casera Senons, prima meta di questa gita. L’elevazione è costante e nel complesso è il tratto più lungo. Non posso negare che la traversata boschiva sia un po’ noiosa. Con il mio collega nei giorni successivi all’escursione ho anche ventilato la possibilità di ritornare su questi luoghi utilizzando la Mountain Bike, che magari si può lasciare proprio a Casera Senons, per poi procedere a piedi. Ritornare perché lo vedremo a breve. Giunti nelle vicinanze di Casera Senons il panorama cambia in modo netto. Innanzitutto si esce quasi d’improvviso dal bosco e ci accoglie un panorama sui monti Caserina, Burlaton verso Est, mentre ad Sud-Ovest Cima di Bortolusc, Cima della Meda e della Prendera disegnano la stupenda visione che domina dalla vallata di Senons. Giunti alla Casera le panche in legno invitato a fermarsi per una breve sosta. Si riparte passando a destra del ricovero delle vacche ed in breve si passa un primo guado cementato, uno dei tanti rivoli del Torrente Senons. Dopo qualche centinaio di metri si attraversa un secondo guado. E qui occorre fare molta attenzione. Infatti circa 50-60 metri dopo scorgerete un pino solitario sulla sinistra, e circa 20-40 metri vedrete, sempre sulla sinistra il limitare di un bosco. Qui dovrete aguzzare la vista, e non poco, sul tronco degli alberi. Dovreste scorgere i classico bianco e rosso dei segnavia CAI, ma questo non è posto sul limitare della strada in cui siamo, ma piuttosto verso l’interno. Purtroppo noi non abbiamo visto per nulla questa traccia, e complice una mappa non proprio aggiornata ci siamo infilati in uno schianto per poi dover fare ritorno ai nostri passi. Va detto che l’inverno del 2013-2014 ha notevolmente cambiato la morfologia del terreno. Le abbondanti nevicate hanno prodotto dolorosi schianti travolgendo tutto quello che si parava davanti, così come parecchie parti di bosco sono state letteralmente abbattute. Ad ogni modo rientrati nel percorso, che comunque resta il CAI 393, ci si infila nel bosco sino ad arrivare ad un guado naturale di forma semi-circolare. Saltellando tra le rocce si accede dall’altra parte, leggermente spostata a destra. Qui la salita che si inerpica nel bosco si fa subito molto secca. Si prosegue a vista guidati dai Segnavia CAI sui tronchi degli alberi, in questo caso piuttosto visibili e ben coordinati tra uno e l’altro. Dopo qualche chilometro il bosco si dirada lasciando spazio ai pini mughi ed un paesaggio più aperto. Una ulteriore “tirata” e si giunge ad un piccolo pianoro. Nel nostro caso, tra l’errore commesso in precedenza, la pioggia non prevista che ci ha sorpresi, abbiamo optato per fare sosta pranzo tardiva, oramai erano già le 14:00. Continuando più avanti ci siamo trovati in un versante del torrente Senons con l’ennesimo paesaggio colpito dal potentissimo schianto, e cumuli di neve nonostante fossimo a fine luglio. L’idea di base era raggiungere il catino soprastante e ridiscendere alla Casera utilizzando il versante opposto. Purtroppo la situazione del territorio così devastata e imprevedibile ci ha fatto decidere di tornare indietro ai nostri passi, senza prendere inutili rischi, tanto più che il tempo atmosferico era anche instabile. Sicuramente prevediamo di tornare in futuro e completare questo percorso come l’avevamo inizialmente programmato. I colpi inferti dagli schianti nevosi sono stati parecchi e in molti casi hanno coinvolto i sentieri rendendoli inagibili. Ad ogni modo il luogo merita moltissimo, magari prevedendo qualche opzione secondaria se avete intenzione di fare visita a questo paesaggio davvero unico.
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