forcella Zita dalla val Zemola

forcella Zita dalla val Zemola

Indicazioni per il parcheggio.

Dal pordenonese o dal Veneto raggiungere Erto. Conviene entrare dal lato nord del paese, ove è presente una rotonda: appena imboccata prendere a destra verso la via Val Zemola, confortati dai vari cartelli indicanti il rifugio Maniago ed altre mete. Si segue la stretta rotabile per poco più di 4km fino ad arrivare all’altezza della bella casera Mela ed al parcheggio in località Stei de Conte (1181m), lì accanto. Attenzione che il tratto intermedio della strada non è asfaltato e presenta rocce piuttosto aguzze.

Escursione.

Dal parcheggio si torna indietro verso casera Mela e si prende la carrareccia per casera Bedin (indicazioni), che altro non è che la strada di servizio alla vecchia cava di marmo del monte Buscada. La strada bianca sale con pendenza costante e dopo poco più di 1km si trova, vicino ad un vecchio argano ed una baracca, il bivio per il rifugio cava Buscada, che porterebbe per ripido sentiero (sentiero dei cavatori) alla vecchia cava, ma noi continuiamo dritti lungo la carrareccia. Percorsi altri 600m si lasciano a destra le indicazioni per casera Ferrera continuando a seguire quelle per rifugio cava Buscada/casera Bedin. Si sale ancora per poco più di un chilometro e mezzo lungo la strada, e qui (si intravede non molto distante l’imbocco della galleria alla vecchia cava) prestare attenzione a cogliere l’inizio del sentiero che si stacca sulla destra ed entra nel bosco: la bella tabella segnaletica del parco si incrocia infatti appena entrati nel bosco, e dalla strada non si nota chiaramente. Siamo sul sentiero CAI 381, ancora in direzione di casera Bedin. Si traversa ora in un bosco di faggi, abeti e larici, che offre qualche scorcio sulla casera, fino ad uscire su un piccolo prato poco prima di intersecare il rio Ge de Bedin. Attenzione al paletto con segnavia presente a lato sentiero poco prima del rio: da lì parte la salita alla forcella. Qui si può scegliere se intraprendere direttamente la salita o prolungare per 5 minuti lungo il sentiero, attraversando il rio ed arrivando alla bella casera Bedin de Seura con annesso ricovero. Nel nostro caso, arrivati a questo punto, il meteo non era molto buono, con nubi piuttosto compatte a partire dai 1800m circa, per cui sosta in casera per un panino e seguire l’evoluzione meteorologica. Dal paletto individuato precedentemente si sale in traversata sul prato mirando ad un secondo paletto posto al limitare di una macchia di mughi, dopo il quale il sentiero appare discretamente evidente. Continuando a traversare in salita si giunge ad un impluvio che si seguirà quasi fino alla forcella: questo tratto è molto ripido, ed è segnalato da radi bolli rossi scoloriti che sono di difficile individuazione in discesa. Se il tratto di percorso sino alla casera si potrebbe considerare turistico, qui viene richiesta maggiore attenzione. In breve si giunge in forcella dove si apre la visuale sui monti veneti e la valle del Piave, con il paese di Davestra in vista sotto a noi. Nel nostro caso il versante verso la val Zemola era immerso nelle nubi; il versante veneto un pò meglio, ma le nubi basse non permettevano di ammirare le più famose cime dolomitiche. Di tanto in tanto si palesava la massa del vicino monte La Palazza tra le nubi. Dalla forcella parte una traccia vero la cima del monte Zita, classificabile EE, ma le condizioni meteo ci hanno suggerito di non prolungare il giro. Per la discesa, giunti nuovamente a casera Bedin di Sopra, abbiamo optato per scendere lungo il marcato sentiero che parte proprio di fronte alla casera. Si tratta di un percorso molto ripido tutto in bosco, segnalato con bolli gialli sugli alberi ed ometti; attenzione nell’attraversamento del Ge de Bedin che risulta invaso da alberi schiantati. Poco dopo si arriva ad una carrareccia che passa per casera Ferrera e riporta al parcheggio da cui siamo partiti.
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