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Casera Feron

Casera Ferron

Indicazioni per il parcheggio.

Dopo aver transitato il lago di Barcis, si prosegue in direzione di Claut ma senza arrivarci. Seguendo la statale che costeggia il Torrente Cellina arriveremo all’abitato di Cellino di Sopra, sorpassato l’abitato poche centinaia di metri oltre, dopo una curva piuttosto secca troveremo il ponte sul Rio Ferron, con sullo sfondo una costruzione presumibilmente della società elettrica. Davanti di essa una stradina, che andremo a imboccare appunto girando a sinistra dopo il ponte. Proseguiamo sulla strada che diventa sterrata ma ampiamente praticabile da qualsiasi vettura, sino ad arrivare al divieto di transito. Sulla sinistra ampio parcheggio dinnanzi al greto del Torrente.

Escursione.

Abbiamo optato per semplicità di seguire la strada forestale, ovvero la carrareccia che ci poterà sino alla meta, così facendo allungheremo discretamente il percorso, mentre al ritorno andremo a scegliere le scorciatoie decisamente più appaganti dal punto di vista visivo. Pertanto la salita è davvero “dolce” sebbene costante, ma di fatto con il fondo spianato per il passaggio delle auto di servizio che portano alla casera si può optare per un certo ritmo, godendo del panorama senza doversi preoccupare di dove mettere i piedi. Il tracciato passa almeno un paio di volte sul Torrente Ferron e in un caso lo guadiamo letteralmente. Vista la semplicità del percorso di fatto non c’é nessuna segnalazione di nota, visto che ci porterà dentro una faggeta boschiva dove uno scollinamento segna la Forcella Ferron (1000 metri) e pochi metri più avanti apparirà l’omonima Casera (980 metri). Al nostro arrivo la Casera è stata completamente ricostruita rispetto a quella “storica”. Oggi appare quasi una villetta di lusso, con parecchie stanze per il pernottamento, si presume che l’amministrazione la renderà gestita nei prossimi anni, anche se francamente sfugge verso quale meta potrebbe fare da base (vicino c’è il Gallinut, ma altre cime non ci risultano essere raggiungibili). Ad ogni modo encomiabile la nuova costruzione, con la fontana completamente rivista e il ballatoio sulla vallata sottostante sono molto belle. Per il ritorno, come anticipato, abbiamo optato per utilizzare il percorso CAI 901 che di fatto interseca la carrareccia utilizzata per la salita, ma ne taglia molti dei tornanti. La discesa è sicuramente più ripida ma altrettanto più spettacolare è la vista tra parti boschive, torrentizie e semplice prato. Al termine della discesa ci troveremo nei pressi del guado, dove si scende per il medesimo tratto di salita. Nell’uscire nella carrareccia tocca aguzzare la vista per cercare i bolli bianco rossi, dipende dalla vegetazione del periodo, per cui potrebbero non essere ben visibili. Sconsigliamo questa escursione dopo un periodo molto piovoso visto che occorre guadare il torrente.
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