Come affrontare una ciaspolata
La montagna ha una caratteristica molto interessante, il paesaggio estivo è completamente diverso in inverno con la neve. Infatti sotto due metri di “coltre bianca” cambiano moltissime cose e di conseguenza alcuni paradigmi. Alcuni positivi altri meno. In questo articolo vediamo come affrontare una ciaspolata, visto che differisce non poco da una escursione classica.
Vestiario.
Sicuramente il parametro più evidente è come ci dobbiamo vestire. Non è solo la considerazione del freddo, ma con la neve è pure l’umido e il fatto che i vestiti possono bagnarsi, e a differenza dell’estate non si asciugano in pochi minuti, anzi in talune condizioni è probabile che si formi del ghiaccio. Quindi è necessario vestirsi a cipolla, ma con dei materiali che oltre a trattenere il calore corporeo, entro un certo limite per non trovarsi in una sauna, devono anche essere impermeabili. In particolare la parte bassa, i pantaloni, magari con l’ausilio di ghette, mentre quella alta se non nevica si può utilizzare qualcosa di più traspirante.
Orientamento.
L’orientamento può essere più complicato che in estate. Alcuni punti di riferimento scompaiono completamente sotto il manto nevoso, altri possono apparire differenti da come li ricordiamo. Per contro si può andare dove in estate non sarebbe possibile, ad esempio il sottobosco o zone che con la sterpaglia sarebbero inaccessibili, con due metri di neve si può navigare prendendo una direzione e proseguendo più o meno in linea retta. Consigliato quindi un GPS oltre alle carte topografiche che in questa specifica condizione sono meno efficaci del solito.
Rischi da evitare.
Se con la neve si possono utilizzare itinerari impossibili nei mesi estivi, i rischi sono maggiori perché di fatto stiamo “galleggiando” sopra una sorta di ghiaccio più o meno friabile. Dipende molto anche dal periodo atmosferico e dalla condizione della neve. Di fatto potrebbe essere che stiamo camminando sopra una improvvisata cavità scavata dall’acqua o da altre condizioni particolari, e con il nostro peso cascarci dentro. E si parla di un volo anche di parecchi metri. Quindi se vedete che ci sono corsi d’acqua nella zona, anche se ghiacciati, o che non si vedono ma sono visualizzati dal GPS, aumentate la soglia di attenzione. I bastoncini sono nostri amici, possiamo utilizzarli per testare la consistenza del suolo se abbiamo dei dubbi. Anche il sottobosco può essere insidioso, in particolare in zone carsiche che possono aver coperto delle grosse buche. In questo caso è meglio girare vicino agli alberi ed evitare “spiazzi” che possono appunto nascondere insidie di questo tipo.
Una considerazione sugli schianti nevosi, è normale vederne uno durante il tragitto. Fanno impressione perché si portano dietro alberi anche di alto fusto, però a livello di considerazione possiamo dire che il luogo “ha già dato“, ovvero il pericolo è minore. Per contro invece una zona con pendenza non necessariamente elevata (perché con la maggiore pendenza la neve non si accumula oltre un certo limite) con il manto bianco luccicante al sole che ci invita ad attraversa potrebbe rivelarsi un rischio. In questo caso valutare un passaggio boschivo più in alto se ne vediamo uno li vicino, infatti il distacco di una massa nevosa è probabile che siamo noi a provocarlo, all’interno di una zona boschiva invece il manto è frazionato e non può cedere nello stesso modo.
Ascoltare i rumori, se sentiamo degli schianti, ovvero dei boati, anche se in lontananza, significa che il manto nevoso è cedevole nei suoi strati e quindi valutare con attenzione determinati passaggi dove possono avvenire anche semplici mini-valanghe.
Considerazione del manto nevoso.
E’ una consapevolezza che si apprende con l’esperienza, non partite con ciaspolate su dislivelli e in particolare modo pendenze importanti. Fate qualcosa di semplice, che non preveda troppo la vicinanza di costoni che possano scaricare improvvise valanghe. Consultare sempre il bollettino regionale che appunto da una idea del rischio valanghe e fa una considerazione di massima sul manto nevoso. La neve migliore è quella che è caduta da almeno un giorno e abbia subito il ghiaccio notturno, specie se questa cosa si è ripetuta con più cicli. Infatti con la neve farinosa faremo molta fatica, le ciaspe tenderanno ad affondare ad ogni passo, dovendo impegnarci fisicamente anche per tirare fuori il piede dalla neve. Viceversa con un lieve strato ghiacciato sopra si cammina in modo molto agevole.
Come camminare.
Camminare con le ciaspole non è la stessa cosa che camminare normalmente. Il movimento meccanico che si effettua è più simile a quello del “moon walker” di Michael Jackson ma in avanti anziché al contrario. Infatti la tecnica migliore è quella di lasciare sganciato il tacco in modo che la base della ciaspola sia basculante (se le vostre ciaspe hanno questa opzione, ma nel 99% dei casi sarà così) ed effettuare una sorta di scivolata in avanti con il piede. Quindi non dobbiamo sollevarlo ma andare il più possibile radenti al manto nevoso. Ovviamente questa tecnica è tanto più efficace quanto meno la neve sarà farinosa, ma bensì più ghiacciata.
Dislivelli.
Nel caso di una discesa o salita più repentina, che non permette di andare in linea retta ma occorre zig-zagare le cose si complicano. Il motivo è che in queste fasi si tende ad avvicinare i piedi, spesso perché l’appoggio sul terreno non è sufficiente, ma con le ciaspe abbiamo tutto intorno al plantare una superficie maggiore che dobbiamo tenere conto. Infatti se sovrapponiamo le racchette e non ce ne rendiamo conto, il tonfo per terra è assicurato. In questo caso è necessario prestare attenzione al nostro movimento dei piedi ed aumentare l’equilibrio, spostando il sostentamento del nostro peso, attraverso i bastoncini. Se poi il terreno è disassato per via delle pendenza, ad esempio alla nostra destra il terreno sarà più vicino che alla nostra sinistra, cerchiamo di pareggiare afferrando il bastoncino di destra più sotto del manico, in modo di avere uno sforzo identico sulle braccia e non fare movimenti disarticolati che ci farebbero perdere l’equilibrio. In questa situazione possiamo muovere i piedi cercando di tenere la debita distanza. Nel movimento laterale, tipico della discesa ripida, tenete conto del sistema basculante della ciaspa. Infatti appena alzerete il piede la base andrà a strisciare in modo innaturale sul terreno rendendo complicato rimettere il piede a terra. Se avete un modello di racchette da neve che permette il blocco veloce dell’alzatacco attivatelo.
Sforzo fisico.
Va tenuto conto dello sforzo fisico che con le ciaspe è sicuramente più importante che non il semplice camminare. Oltre al peso delle racchette, c’è l’impedenza della neve, che tende a vanificare parte dello sforzo impresso per cui si va più lentamente e con maggior dispendio energetico. Valutate la vostra riserva di forze e il percorso che avete fatto, perché si presume che dovrete farlo al ritorno. Non andate mai oltre il 50% perché significa che un minimo problema non sarete in grado di affrontarlo.
Se volete aggiungere ulteriori dettagli derivati dalla vostra esperienza, i commenti qui sotto sono aperti a tutti 🙂