Istruzioni per il parcheggio.
Da Montereale Valcellina in direzione
Barcis, dopo aver passato la
galleria Fara, si esce alla prima uscita utile a destra. Si prende la Strada Provinciale 20, e in breve si arriva ad
Andreis per l’unica strada percorribile, in Via Cesare Battisti. Seguiamo l’andamento della strada sino ad arrivare presso il Museo, qui si gira a destra in Via Gabriele d’Annunzio, che in breve diventa una stretta stradina con il nome di Via dell’acquedotto. La percorriamo sino a trovare sulla sinistra un
ampio parcheggio.
Escursione.
Dal parcheggio (
460 mt) torniamo in strada e proseguiamo verso nord. Usciti dalle ultime case la strada scende sino a trovare sulla destra un ruscello a quota 440 mt. Sul ruscello si vedrà in modo netto una passerella di cemento (oltre che i
cartelli del parco), noi ci infiliamo nella carrareccia che costeggia il tratto d’acqua per attraversarlo con un guado poco più avanti. Siamo nel sentiero
CAI 975 che terremo per circa 600 metri sino ad incontrare a quota 500 una evidente traccia
sulla destra, con tanto di
madonnina votiva, preceduta da una panchina in legno . Ci infiliamo nel sentiero ora più stretto per uscire 20 metri dopo in un
ghiaione di deriva che taglieremo diritti. Sotto di noi altri sentieri e una bellissima vista sulla valle avvolta dalla nebbia autunnale. La deriva di ghiaia termina con uno scollinamento sulla vallata successiva, una
piccola passerella in legno sul terreno friabile ci agevola il passaggio. Ora l’ambiente è più lunare, con il grigio della terra che è sempre in movimento e non permette alla vegetazione di attecchire. Si sale in modo non molto deciso, sino ad incontrare un curioso gioco di rocce che danno l’idea di una testa di pecora. Sono due pinnacoli che svettano sulla vallata sottostante, il sentiero ci passa accanto.
Lo sorpassiamo con un breve scollinamento e ci troviamo dopo 50 metri nel
punto più difficile della giornata. Siamo a circa a 620 metri di altezza, davanti a noi un curioso gioco della natura, due strati rocciosi, con diversi colori che si scontrano lasciando una riga che sembra tirata con
un righello da quanto è dritta. Subito sulla sinistra un pinnacolo di roccia, ma tutt’intorno si potranno vedere altre concrezioni simili che svettano sulla vallata. Due bolli rossi confortano sulla via da intraprendere, tuttavia con la stagione invernale e l’umido occorre fare molta attenzione. L’attacco è molto ripido e su sola roccia, in realtà si tratta di un passaggio di qualche metro. Noi tenendoci sulla sinistra dove la terra offriva maggior grip abbiamo superato con calma il delicato passaggio.
In cima l’ennesimo scollinamento su un altra vallata, anche questa volta il paesaggio cambia in modo repentino. Dal grigio lunare dietro di noi si passa al verde lussureggiante. Prendiamo il sentiero a destra e ci infiliamo nella traccia che segue i pendii della montagna. Dopo qualche sali scendi si vedrà dall’altra parte una piccola forcella dove andremo a infilarci. Andando a zig-zag passeremo nella forca vicino al Monte
Chiastiel Ombret. Siamo a quota 645 metri. Da qui si prosegue con una leggera salita per circa un chilometro scarso, sino ad incontrare il sentiero
CAI 979.
Siamo a quota 680 metri e si entra in una faggeta il cui fondo è coperto
dal fogliame caduto i mesi precedenti e che danno alla zona una falsa idea di un ambiente quasi curato dall’uomo. La salita si fa importante come pendenza, dai 680 arriveremo in meno di un chilometro e mezzo a 790 metri di altezza, ovvero il punto massimo della giornata. Per qualche motivo a noi sconosciuto la traccia CAI sulle mappe è leggermente differente da quella intrapresa, che comunque era supportata dai bolli bianco rossi. Il sentiero fino a qui è ben marcato, facciamo attenzione a tenere la destra quando incontreremo
un albero con una evidente indicazione verso il
Monte Raut. Sul sentiero di destra proseguiamo per circa 50-60 metri sino a trovarci davanti ad
un dirupo. Qui purtroppo con i segnavia CAI bisogna aguzzare l’occhio perché sono visibili solo sul fondo. Ad ogni modo vedremo in modo chiaro il sentiero che serpeggia nel terreno brullo sul limitare del fondo valle.
Ci caliamo con prudenza, in realtà basta fare attenzione i primi 10 metri scarsi, poi il resto del tratto fino a valle è un ghiaione di deriva piuttosto facile. Qui si perde molta quota, dai 740 ai quasi 500 metri sul greto del
Torrente Susaibes. Arrivati nel tratto brullo visto in precedenza dall’alto, abbiamo approfittato all’interno di un piccolo picco boscoso per fare la sosta pranzo riparati dal vento.
Arrivati al greto del Torrente Susaibes troveremo le
segnaletiche del parco ad attenderci, e che ci spiegheranno la parte geologica oltre che quella idrica di questi luoghi. Da qui in poi non faremo altro che transitare sul greto del torrente. I segnavia CAI sono ben posizionati. Dovremo attraversa qua e la più volte il torrente, per cui è necessario preparare l’escursione affinché non si arrivi dopo un periodo di intense piogge. Tra marmitte e cascatelle, oltre che curiosi
massi in bilico arriveremo dinnanzi ad una
briglia che porta il torrente ad effettuare un salto di 6-7 metri. Noi l’attraversiamo sulla sinistra, dove le concrezioni rocciose permettono un passaggio in totale sicurezza. Di nuovo sotto nel greto torrentizio sino a scorgere una seconda briglia. Dall’altra parte (sulla destra) prima di questa vedremo un muretto a secco pieno di muschio e un bel segnavia CAI. Ci infiliamo dentro e dopo 100 metri ci troveremo sulla strada asfaltata.
Prediamo a destra la strada su un ampio curvone, dopo 40 metri un
cartello in legno ci invita ad uscire per scollinare in una vecchia carrareccia con il manto stradale erboso. Dopo una curva marcata si esce in una zona di campi, in fondo davanti a noi si scorge un altro sentiero e tabelle. E’ la deviazione per andare a visitare la
chiesetta di San Daniele, viceversa a sinistra si va verso Andreis. Prendiamo la carrareccia sino ad incontrare una
scalinata in sassi molto ben curata. Ci vorranno circa 100 metri di dislivello sulla salita, che supportata da secchi zig-zag ci porterà alla
graziosa chiesa. Dietro di essa il panorama attorno al Ciavac e leggermente a destra tutto il percorso che abbiamo effettuato sul greto del torrente. Davvero suggestivo. Torniamo indietro utilizzando la scalinata, solo che verso la fine di essa invece di imboccare a sinistra da dove siamo venuti, andiamo diritti verso il sotto bosco. Qui ci troviamo davanti ad un evidente sentiero dove gli alberi fanno da
contorno al tracciato che nella stagione invernale appare quasi fiabesco. Dopo qualche chilometro, dove vedremo Andreis sullo sfondo, usciremo letteralmente dietro il centro di
recupero faunistico, che in inverno è chiuso.
Da li si segue la strada asfaltata sulla sinistra per arrivare in paese proprio all’incrocio con via dell’acquedotto, dove si risale la strada a destra sino a giungere al parcheggio.
Si entra nella carrareccia
Riserva faunistica
Chiesetta di S. Daniele
Scalinata degli alpini
Verso la chiesetta
fontana sul ciavaz
Briglia sul torrente Susabeis
amanti di roccia
Sul torrente del greto, in alto la chiesetta
Giochi di nebbia
Piccole sorgenti ed affluenti del Susabeis
979 e cartellonistica del parco dolomiti
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Discesa verso valle
Mte Ciavaz
Indicazioni per il Mte Raut
sogno o son desto?
Punto più difficile
Curiose forme di roccia
L’inverno
Madonnina votiva
Di ritorno dalla chiesetta
Giochi di roccie
Giochi di roccie
Giochi di roccie
Equilibrismi roccisosi
Equilibrismi roccisosi
Segnavia sul Susabeis
Fondo di foglie in salita verso il punto più alto
verso la seletta di Ombret
curioso scontro tra due diverse zolle
giochi di luce con nebbia
piccola passerella
attraversamento ghiaione
Deviazione a destre, si esce dal percorso cai
Cai 975
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