Indicazioni per il parcheggio.
Da
Tolmezzo si prende in direzione di
Arta Terme e Piano d’Arta che andremo a superare. Prima di giungere a Rivo, prenderemo il sulla sinistra il ponte sul Torrente But che ci porta a
Sutrio. Non entriamo proprio nel centro del paese, ma giriamo a destra (indicazioni per Zoncolan) dove la Provinciale 123 ci porterà con parecchi tornanti alla base della
stazione sciistica dello Zoncolan. Giriamo verso il complesso con il tetto rossastro (
Hotel Renzo Moro), passandogli letteralmente attraverso grazie ad una arcata sullo stesso. Proseguiamo e qui la strada comincia a salire in modo deciso, passiamo oltre l’albergo / rifugio “
Al Cocul” e continuiamo per altri 4 tornanti. Sulla destra non sarà molto visibile, ma come riferimento un lago per l’innevamento artificiale dovrebbe darci il segno che a pochi metri, sulla sinistra, prima di un tornante abbastanza marcato, scorgeremo un piccolo
parcheggio. Sul margine della radura un cartello che indica “
sentiero per le malghe“. Link di
Google Maps con indicazioni dal Moro al parcheggio.
Escursione.
Dal parcheggio (quota 1480 metri) si sale sulla pista da sci sino alla stazione intermedia che si palesa a poche decine di metri. Ci passiamo davanti in direzione sud (o sinistra della stessa), dove potremo scorgere sull’inizio della radura un
“cartello”. Proprio questo ci da indicazione sulla via delle Malghe, quindi girando a destra ci addentriamo nel bosco. Qui inizia una prima salita che in sottobosco e qualche breve impluvio ci permette di arrivare direttamente dietro
“Malga Tamai” (quota 1600 metri). Davanti alla malga con la mulattiera a destra si andrebbe appunto sul rifugio Tamai / Zoncolan mentre noi giriamo a sinistra. Il lungo tratto sulla
“rotabile” ci permette di fare qualche km in tranquillità, si sale ma con molta moderazione, tra pozze d’altura e sulla sinistra il panorama che si apre e ci permette di fare qualche sosta per le foto. Dinnanzi a noi (direzione sud) il Monte Dauda dove abbiamo fatto una
ciaspolata presso l’omonima malga lo scorso marzo. Ad un ampia curva si palesa in distanza la
Malga Agareit di Sopra, e dopo poche decine di metri scorgeremo un cartello, che in realtà é piuttosto anonimo. Probabilmente manca di qualche pezzo, utilizziamo il GPS che ci da conferma che è il sentiero corretto da prendere. Dopo qualche tornante che sembra girare nella direzione contraria ci indirizzerà verso la Forcella Arvenis che vediamo distintamente dinnanzi a noi.
Si sale con costanza, il sentiero complice l’erba alta richiede un pò di attenzione perché è piuttosto esiguo, giusto una traccia, ma è alla portata di tutti. Si sale fino ad incrociare il sentiero
“CAI 157”, il fondo però rimane pressoché lo stesso, fino a raggiungere un secondo bivio che onestamente non ho capito dove conduce. Noi teniamo la traccia a destra, in salita. Si continua fino a raggiungere la
“Forcella Arvenis” (quota 1845 metri) che ci permette di godere del panorama sulla vallata di Ovaro.
Dalla forcella prendiamo il sentiero a sinistra. Il Monte Arvenis, a dispetto della condizione ottica, è la
“seconda cima” che vediamo, anche se questa ci sembra più bassa. Il fondo del sentiero qui cambia in modo drastico, si passa velocemente dal prato erboso alla deriva ghiaiosa introdotta dal tipico profumo dei pini mughi. Poco dopo ci infiliamo in un impluvio, ma facilmente superabile vista la mole di punti di appoggio. Da qui in poi si prosegue su un ghiaione, con
“ciottolame” piuttosto grosso. Arrivati ad un falso-piano troveremo una traccia che porta verso destra, la prendiamo e poco dopo ci troveremo in un sentiero lievemente esposto (e che si notava distintamente anche dalla forcella) che ci permette di aggirare il picco e vedere per la prima volta la
“croce di vetta”. Da questo punto si scende in una sorta di piccola vallata che curva a destra per poi risalire sino alla vetta.
La cima dell’Arvenis (quota 1968 metri) permette una
“visione” straordinaria a tutto tondo, eccezion fatta per il
Monte Tamai verso Nord che copre un pò la visuale, per il resto è un ottimo punto di osservazione ed è piuttosto divertente cercare di riconoscere le varie cime, che magari abbiamo già conquistato.
Per il ritorno si effettua il percorso all’incontrario.