Indicazioni per il parcheggio.
Arrivati all’abitato di Chiusaforte dalla SS 13 Pontebbana, si sale la Val Raccolana fino a Sella Nevea raggiungendo il punto (m 1.103) in cui parte la cabinovia per il Rifugio Gilberti (sulla destra, disponibilità di ampio parcheggio). Essendo già di per se il percorso per la cima del Canin piuttosto lungo, in questa escursione si è preferito l’utilizzo della cabinovia piuttosto che impegnare il sentiero che sale al Gilberti rasentando la base orientale del Bila Pec (ulteriori 730 m di dislivello, può essere gradevole come escursione invernale con neve non abbondante). Gli orari estivi di apertura della cabinovia sono indicativamente dalle ore 8.30 alle ore 17.30 (giorni feriali). Per informazioni su costi ed orari aggiornati meglio contattare preventivamente la Promotour che gestisce l’impianto. Attenzione a pianificare bene la partenza dell’escursione cercando di prendere la cabinovia il prima possibile se non si vuole rischiare di dover scendere a valle a piedi (e dopo circa 8 ore complessive di giro potrebbe non essere così piacevole…).Escursione.
Attenzione
Inizia a questo punto la parte più interessante dell’escursione, almeno per chi vuole cimentarsi con qualcosa di diverso dai soliti sentieri. La ferrata Julia è stata recentemente rinnovata e risistemata dagli alpini e le attrezzature sono pertanto in perfetto stato (ancora scintillanti!). I tiri di corda tra un fittone e l’altro sono quasi sempre brevi e sono presenti anche degli anelli in gomma a protezione dei fittoni stessi per attutire un eventuale impatto con i moschettoni in caso di caduta. Per questo motivo la ferrata può essere adatta anche per i neofiti (chi scrive non ne aveva mai fatta una prima !) purché ovviamente in compagnia di persone già esperte e con il dovuto grado di allenamento fisico (attenzione a stiramenti e crampi alle cosce e alle braccia: l’arrampicata richiede il coinvolgimento di muscoli diversi da quelli solitamente più sollecitati camminando normalmente).
Per chi non è abituato a vie di questo genere, la Julia presenta subito un primo tratto molto ripido dove è facile dire “se è tutta così, non ce la posso fare”. La verticalità e la scarsità di appigli iniziale è dovuta al recedere del ghiacciaio che ha di fatto abbassato la quota di partenza (pensate che la ferrata originale iniziava 30m più in alto !) e ha levigato le prime placche rocciose. Superate queste ultime con un po di impegno e aiutandosi con cavo e fittoni, si giunge tuttavia abbastanza rapidamente ad un tratto meno difficile che ci porta poi sulla destra alla targa “Via Ferrata Julia” (da dove appunto avevano originariamente inizio le attrezzature).
Dalla targa si prosegue poi lungo fessure superficiali e roccette inclinate aiutandosi sempre con il cavo ed in alcuni tratti anche con delle provvidenziali staffe metalliche. Arrivati al termine dell’ultimo canalino, si sbuca letteralmente in mezzo al sentiero che proviene da Conca Prevala e sale in cima al Canin per la via normale. Dopo una doverosa stretta di mano tra i partecipanti per aver compiuto l’eroica arrampicata, ci si dirige quindi a destra lungo il sentiero roccioso che, con qualche piccolo salto, ci porta in pochi minuti alla vetta (m 2587).
Dalla cima del Canin si può spazzare la vista sugli imponenti contrafforti delle Giulie a Nord e su alcune delle più importanti vette d’oltreconfine a Sud, andando dal Mangart allo Jalovec, al Triglav e al Krn (o Monte Nero come diciamo noi). La croce sommitale è un semplice incrocio di assi in legno martoriate dai fulmini che ci ricorda la grandezza di quanto ci circonda e ci  sentiamo in pace con noi stessi, qui, ora, su questo dente di roccia in mezzo alle nuvole.
Dopo esserci rifocillati e un po ritemprati (ma riposando al massimo mezz’ora se non vogliamo perdere la funivia di rientro) è già il momento di rimettersi in cammino per il rientro a valle. Torniamo quindi sui nostri passi dirigendoci a Est verso l’uscita della ferrata, sorpassato il quale scendiamo rapidamente verso una spaccatura che si affaccia a Nord per poi risale andando a riguadagnare il filo di cresta. Sulla sommità di un’ampia placca inclinata, in un paesaggio etereo e lunare, troviamo quindi il cartello metallico che indica la “Via delle Cenge”.
La discesa lungo la Via delle Cenge risulta essere particolarmente impegnativa (come dice il cartello stesso), non tanto per la difficoltà tecnica del percorso, che comunque prevede tratti in arrampicata di I e II grado, quanto per la costante esposizione e la totale assenza di attrezzature. Meglio quindi proseguire lungo il sentiero verso Prevala che, seppur allungando di molto il percorso, ci regalerà comunque ancora diversi scorci interessanti.
La via di rientro (che di fatto è la normale per la cima del Canin fatta a ritroso) è un sentiero non troppo definito tra rocce e roccette che presenta ancora alcuni tratti con cavo passamano. Il primo di questi è assolutamente tranquillo (il cavo è anzi quasi superfluo) mentre sul secondo passaggio ci troviamo ad attraversare una selletta esposta sia a Nord che a Sud con il cavo che ballonzola insicuro per la mancanza di un fittone ormai fuoriuscito dalla roccia. In questo caso rimpiangerete decisamente la solida e luccicante ferrata Julia !
Superate le difficoltà del primo tratto, si prosegue poi comodamente sul sentiero che mantenedosi oltre quota 2300 attraversa il territorio sloveno fino ad affacciarsi su un primo valico roccioso dove troviamo al diramazione per il rifugio (Dom) Petra Skalaria (indicazioni rosse su un masso, 20 minuti al rifugio proseguendo verso Sud-Est). Noi invece tiriamo dritti per un breve tratto in salita fino a giungere in vista degli impianti di risalita ormai abbandonati dell’ex complesso sciistico di Bovec.
A questo punto possiamo scegliere due vie per tornare alla sella Prevala, ovvero quella più impegnativa che sale al Foro del Monte Forato mantenendosi alta sulla sinistra oppure il sentiero che scende direttamente agli impianti sciistici sulla destra. Pur essendo attratti dalla prima via che ci consentirebbe di godere di una vista spettacolare attraverso uno delle più belle finestre naturali della regione, scegliamo questa volta per motivi di affaticamento fisico il ben più agevole percorso di destra (che comunque prevede ancora un tratto con cavo passamano per evitare scivoloni in discesa).
Una volta giunti quindi ad “ammirare” il disfacimento totale delle strutture della seggiovia slovena, seguiamo poi il percorso verso Nord-Est che zig-zagando tra gli alti piloni metallici rimasti ci porta finalmente alla sella Prevala (m 1966). Da qui, una lunga (e un po noiosa) discesa costeggiando le piste da sci fino a rientrare al rifugio Gilberti (ultimi 500-600 m nuovamente in leggera salita).




Super! 🙂
Ma il hhiacciaio è ancora presente?