Indicazioni per il parcheggio.
Dall’abitato di Spilimbergo sulla SR 464 si procede in direzione Nord verso i monti. Si lascia sulla destra l’ospedale di Spilimbergo fino a passare il torrente Cosa e dopo una curva ad un incrocio dove sulla sinistra c’è un piccolo centro commerciale, si gira a destra. Si passano i paesini di Vacile, Lestans e Usago per giungere infine a Travesio attraverso la SP22. Si attraversa la via principale del paese sino a trovare la storica Locanda Prealpi e all’incrocio prospiciente si gira a destra in via Riosecco. Dopo 100 metri troverete la caratteristica chiesetta sulla destra e dinnanzi ad essa una serie di parcheggi.
Escursione.
Si parte dalla strada in direzione ovest per circa 350 metri, sino a trovare Via Piè di Centa sulla destra, imbocchiamo la viuzza e dopo altri cento metri nel volgere a sinistra della strada asfaltata, scorgeremo sulla destra l’imbocco nel bosco della mulattiera. Il primo tratto in salita è breve ed incrocia la strada soprastante. Si attraversa l’asfalto e dall’altra parte inizia la strada forestale (delimitata da un accesso con una sbarra).
La salita si fa costante e abbastanza ripida, infatti la maggioranza dei 500 metri di dislivello li faremo gran parte sulla carrareccia. Il tracciato, essendo di servizio per la forestale, è un misto tra sterrato e pietrisco che ci permette di salire senza particolari problemi. Pian piano che si guadagna altezza dietro di noi, tra gli alberi, si comincia a profilare il panorama sul tagliamento.
Qua e la troveremo mulattiere chiaramente in disuso e non segnalate nelle mappe, sia Tabacco che OpenStreetMap. Noi terremo sempre il sentiero principale. Ad un certo punto, su una curva, vedremo su una parte rocciosa (sulla destra del sentiero) un piccolo mosaico votivo. Teniamo duro e un tornante più sopra, subito dopo un ponticello, una piccola panchina di legno ci accoglie per una breve pausa.
Si riparte mordendo il sentiero che è sempre ripido e costante. Una curva a destra e una sinistra poi per un ultimo strappo. Vedremo i segnavia, non CAI, sugli alberi o sulle pietre disegnate in rosso delle frecce o indicazioni che ci mostrano la via. Anche nel mezzo del bosco dove troveremo un bivio non proprio chiaro (in realtà sarà il punto di incrocio del piccolo anello che andiamo a percorrere) continuiamo dritti.
Si prosegue in costante salita sino ad uscire dal bosco vero e proprio. Il panorama cambia e diventa quasi brullo, con il colore rossiccio dell’erba invernale. Dopo un curva a sinistra il dislivello comincia a calare e si può proseguire spediti sino ad incrociare il sentiero CAI 850A. Qui in realtà potremo tagliare attraverso un sentierino di raccordo sulla destra, noi abbiamo scelto di stare sul sentiero CAI e dopo un paio di tornanti sulla comoda carrareccia si scorge una Manica a Vento. Siamo arrivati di fatto alla meta giornaliera. Il Col Manzon è sulla nostra destra, ma siccome la sommità del monte è totalmente avvolta da alberi ad alto fusto non si vedrebbe nulla del panorama. Consigliamo di prendere un sentierino poco avanti la Manica a vento che ci porta a godere del panorama verso Clauzetto a sinistra, il Monte Pala (riconoscibile per le antenne) al centro e Pradis Sotto e di Sopra sulla sinistra. I colori primaverili si scontrano con quelli autunnali e gli effetti visivi sono davvero stupendi specie con le ombre lunghe del pomeriggio. A patto ovviamente che sia una bella giornata ovviamente..
Il mese consigliato per questa escursione è sicuramente Marzo, poiché la fioritura delle Primule si va vedere in tutta la sua bellezza ed è presente ovunque. Inoltre sul Col Manzon l’erba è ancora praticabile, già a inizio maggio questa escursione diventa sicuramente meno godibile.
Per il ritorno continuiamo sul sentiero CAI 850A puntando verso il Col Taront fino ad incrociare un segnavia CAI. Noi teniamo la sinistra verso Casera Davass / Monte Davanti. Altri 50 metri dove il panorama comincia a cambiare di nuovo, diventando più verde e carsico, e troviamo un altro segnavia CAI. Anche in questo caso teniamo la sinistra verso Fontane dal Canon / Toppo. Nel volgere di qualche centinaio di metri il panorama vegetale cambia spesso, ad un certo punto sembra quasi di essere in una foresta tropicale con liane, alberi crollati sul sentiero che impegnano a volte sotto a volte sopra di essi.
Inoltrandosi nuovamente nel bosco, ora in netta discesa, incontreremo la citata Fontane dal Canon. Proseguendo a vista sul sentiero, i segnavia non sono sempre facilmente individuabili, troveremo ad un ansa quello che resta di un muretto a secco e bene in evidenza una scala di legno avvolta dalla vegetazione. Probabilmente era una altana per il bird watching. Si prosegue passando a fianco della stessa e nuovamente il panorama tende a cambiare. Si vedono qua e la delle piccole torbiere che fanno da risorgive mentre sulla roccia carsica si scorgono delle cavità.
In realtà scendendo troveremo sulla nostra destra ben 6 piccole grotte / antri che sicuramente non sono di origine naturale. Forse sono frutto della Guerra Mondiale o forse un ricovero dei pastori. Continuando sulla ben evidente traccia ci troveremo ad innestarci sul sentiero da cui siamo saliti. Non ci resta che replicare il percorso già visto all’incontrario sino al parcheggio.
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